Neurochirurgo

13 dicembre 2018

Stimolazione cerebrale profonda per il trattamento dei disordini del movimento

Come funziona la tecnica di intervento che consente di ottenere importanti benefici clinici per i pazienti affetti da Morbo di Parkinson, distonie e tremori.

La stimolazione cerebrale profonda (DBS - Deep Brain Stimulation) è una tecnica di intervento che consente di ottenere importanti benefici clinici per i pazienti affetti dai cosiddetti “disordini del movimento”: Morbo di Parkinson, distonie e tremori. Queste patologie, che dipendono da un malfunzionamento dei neurotrasmettitori contenuti nei gangli della base o del cervelletto, sono infatti particolarmente invalidanti e chi ne soffre da anni fatica a compiere anche i più banali gesti quotidiani come guidare, lavarsi i denti e allacciarsi le scarpe. 
Andando ad agire sui sintomi che impediscono questi movimenti e li rendono complessi, in particolare tremori e spasmi muscolari, la DBS rappresenta per molti pazienti affetti da disordini del movimento una concreta possibilità di miglioramento delle proprie condizioni di vita.

 

Ma come funziona la stimolazione cerebrale profonda?
La DBS è composta da 3 elementi: 

  • Un elettrocatetere, ovvero un sottile cavo alle cui estremità sono posti degli elettrodi
  • Un neurostimolatore o pacemacker, un apparecchio con componenti elettronici che produce impulsi elettrici
  • Un’estensione, ovvero un filo che collega l’elettrocatetere e il neurostimolatore.

 

L’intervento si svolge generalmente in due fasi. Nella prima fase, in cui il paziente è sottoposto a sola anestesia locale, grazie ad approfondite immagini diagnostiche viene stabilita con esattezza la zona cerebrale da trattare e qui viene inserito l’elettrocatetere. La zona da trattare varia a seconda della patologia da cui è affetto il paziente; l’elettrocatetere viene di solito impiantato:

  • Nel nucleo subtalamico in caso di Morbo di Parkinson
  • Nel nucleo ventrale intermedio in caso di Tremori
  • Nel nucleo del globo pallido in caso di Distonie.

Nella seconda fase, in cui il paziente è in anestesia generale, in un punto del torace o dell’addome viene posizionato il neurostimolatore e successivamente quest’ultimo viene collegato all’elettrocatetere tramite l’estensione. 
La terapia con Stimolazione Cerebrale Profonda prevede che il neurostimolatore invii impulsi elettrici all’elettrocatetere situato nell’area cerebrale da trattare in modo da bloccare i segnali responsabili di tremori e spasmi muscolari. Un programmatore esterno consente inoltre al neurochirurgo di calibrare i parametri degli impulsi elettrici o di bloccarli del tutto in caso di necessità. Generalmente la batteria del dispositivo dura 4-5 anni, periodo dopo il quale è necessario intervenire chirurgicamente per la sostituzione della batteria; in alcuni casi però è possibile utilizzare uno stimolatore ricaricabile.

 

Chi può essere sottoposto a Stimolazione Cerebrale Profonda?
Abbiamo detto che la DBS è adatta a trattare i principali disordini del movimento:

  • Morbo di Parkinson
  • Distonie
  • Tremori

In realtà questa tecnica può essere indicata anche in presenza di Sindrome di Tourette, disturbi ossessivo-compulsivi, epilessia e depressione maggiore. È però solo con i disordini del movimento che la DBS è stata ampiamente applicata.
In qualsiasi caso, comunque, l’intervento viene indicato solo per i pazienti in cui le terapie farmacologiche non sono in grado di controllare i sintomi delle patologie sopra elencate, o in cui queste terapie causano effetti collaterali particolarmente sgradevoli.

 

La Stimolazione Cerebrale Profonda è rischiosa?
La DBS è, in linea di massima, un intervento poco invasivo e poco rischioso. I rischi legati all’intervento (emorragia intracranica, infezione del dispositivo impiantato e convulsioni) sono infatti molto rari.
In seguito alla stimolazione possono invece verificarsi effetti collaterali come:

  • allucinazioni
  • apatia
  • gioco d’azzardo compulsivo
  • ipersessualità
  • disfunzione cognitiva
  • depressione
  • disartria (lesione dei nervi che vanno dalla lingua alle labbra e che causa difficoltà nell’articolare le sillabe)
  • parestesie (alterazioni della sensibilità degli arti).

Il programmatore esterno di cui è dotato il neurochirurgo consente però di variare l’intensità degli impulsi (ed eventualmente interromperli) per controllare gli effetti collaterali in caso di bisogno.

 

Ne parla il Dott. Franzin nel seguente video:

 

 

Il dott. Alberto Franzin, neurochirurgo, visita ed opera a Brescia presso l’Ospedale Fondazione Poliambulanza, inoltre visita privatamente a Milano, Cosenza, Taurianova (Reggio Calabria) e Lecce.