Neurochirurgo

21 novembre 2018

Trattamento dei gliomi: com’è cambiata la chirurgia dei gliomi negli anni

Le novità nel trattamento dei gliomi in fase pre-operatoria e operatoria

Gliomi: che cosa sono?
I gliomi sono tumori primitivi che si sviluppano nel cervello o nel midollo spinale, ovvero nel sistema nervoso centrale (SNC), a partire dalle “cellule della glia”. Sono piuttosto diffusi e si stima comprendano circa il 40% di tutti i tumori del SNC. I fattori responsabili dell’insorgenza della malattia non sono ancora del tutto noti, ma è stato dimostrato che l’incidenza è più alta in persone affette da malattie genetiche come la neurofibromatosi e la sclerosi tuberosa.

 

Trattamento dei gliomi: quali sono le possibilità?
Una volta accertata la diagnosi di glioma, il medico può suggerire differenti tipi di trattamento:

  • intervento chirurgico di craniotomia, per asportare la massa tumorale, e successivo esame istologico del tessuto asportato;
  • intervento chirurgico di biopsia stereotassica, per raggiungere tumori in posizioni profonde o vicini a strutture vitali, e successiva pianificazione dei trattamenti possibili;
  • radioterapia e chiemioterapia, per ridurre o curare il tumore, a seconda del grado di malignità;
  • radiochirurgia stereotassica con Gamma Knife, solo per alcuni pazienti con tumori di piccole dimensioni e in zone profonde del cervello (clicca qui per maggiori informazioni sul trattamento Gamma Knife).

 

Chirurgia dei gliomi: com’è cambiata nel corso degli anni?
Tra i possibili trattamenti riservati alla cura dei gliomi, l’intervento chirurgico è quello più frequente ed è forse anche quello che nel corso degli anni si è evoluto in modo più consistente.
All’intervento che prevedeva l’asportazione al microscopio della massa tumorale si sono infatti affiancate una serie di tecniche e strumenti che consentono di localizzare in modo più preciso il tumore con esiti positivi sia in fase pre-operatoria che operatoria.
 

Fase pre-operatoria

  • Risonanza Magnetica e Risonanza Magnetica Funzionale. Le prime immagini a risonanza magnetica sono state ottenute da una vongola e successivamente dal torace di un ratto. Risalgono alla prima metà degli anni Settanta e rispetto a tanti altri strumenti diagnostici e chirurgici sono quindi estremamente recenti. In pochissimi anni questo strumento, che consente di fornire immagini del corpo umano utilizzando campi magnetici, ha subito un’incredibile evoluzione, che ha reso i prodotti della risonanza sempre più precisi e dettagliati. Il paziente affetto da glioma operabile, ad esempio, è sottoposto prima dell’intervento ad accurate RM per valutare la posizione del tumore rispetto alle aree del linguaggio, della vista, del movimento e della sensibilità. Il dettaglio fornito dalle immagini della risonanza consente di intervenire sulla patologia da trattare senza danneggiare queste aree o comunque avendo chiari tutti i rischi prima dell’intervento. 
  • Fiber tracking. È una metodica particolare di Risonanza Magnetica che consente di ricostruire buona parte dei fasci, le fibre cioè che collegano diverse parti del cervello per consentirne l’attivazione. Lo studio delle fibre permette di pianificare con ancora maggiore sicurezza l’intervento chirurgico che mira quindi a preservare le aree del cervello che svolgono uan funzione neurologica e i relativi fasci che li collegano.

 

Fase operatoria

  • Neuronavigatore. Introdotto 10-15 anni fa, il neuronavigatore è uno strumento che consente di stabilire il percorso preciso all’interno del cervello per arrivare ad intervenire sulla massa tumorale senza coinvolgere le cosiddette aree cerebrali “nobili”, ovvero quelle deputate al controllo del movimento o del linguaggio. Il suo metodo di funzionamento è simile a quello del GPS di un’auto: in un apposito macchinario vengono inserite le immagini del cranio del paziente effettuate tramite TC o RM; queste immagini vengono poi riprodotte dal neuronavigatore a livello tridimensionale e utilizzate dal neurochirurgo per intervenire in modo ancora più preciso.
  • Mappaggio Corticale (Awake Surgery). Durante l’intervento vero e proprio, una delle ultime e più importanti novità nell’ambito della chirurgica dei gliomi, e in generale della chirurgia cerebrale, è il Mappaggio Corticale (Awake Surgery quando viene svolto a paziente sveglio). Come suggerisce la versione inglese del termine, questa tecnica prevede che il paziente resti sveglio in modo da poter valutare il coinvolgimento di aree funzionali importanti e il loro possibile danneggiamento. Durante l’intervento il neurochirurgo stimola diversi punti della corteccia cerebrale (a seconda della localizzazione del tumore) e chiede al paziente di svolgere alcuni compiti semplici come muovere un braccio o una gamba, indicare un oggetto presente in sala e ripetere alcune frasi. La capacità del paziente di effettuare o meno uno di questi compiti fa capire al medico se e quanto un’area funzionale è a rischio. Il mappaggio corticale viene utilizzato generalmente per il trattamento dei tumori vicini alle aree del movimento e del linguaggio.
  • 5-ALA (acido 5-aminolevulinico). A partire dai primi anni Duemila l’acido 5-aminolevulinico viene in alcuni casi utilizzato come metodo di sostegno durante gli interventi chirurgici di rimozione dei tumori cerebrali. Questo acido è in grado di far produrre al tumore porfirina fluorescente, una sostanza che, grazie ad un particolare filtro, viene riconosciuta al miscroscopio e permette al neurochirurgo di riconoscere il tumore in modo più definito e separato dal tessuto cerebrale. Il risultato? Un notevole aumento di precisione durante l’intervento.
     

Ne parla il Dott. Franzin nel seguente video:

 

 

Il dott. Alberto Franzin, neurochirurgo, visita ed opera a Brescia presso l’Ospedale Fondazione Poliambulanza, inoltre visita privatamente a Milano, Cosenza, Taurianova (Reggio Calabria) e Lecce.